Nel 1990, il “maestro”, come lo chiamano ormai tutti i napoletani crea, all’interno della sua villa, un’associazione culturale in collaborazione con un gruppo di amici e la denomina “Centro di cultura per la canzone napoletana”. Qui
svolge gratuitamente attività didattiche, insegnando aigiovani canto,
chitarra e storia della canzone napoletana. Fonda,
inoltre, sempre sotto le insegne del “Centro” un teatro della
canzone in miniatura (25 posti) dove si esibisce insieme ai suoi
allievi. Ai concerti sono invitati ad assistere – sempre gratuitamente – tutti quelli che ne fanno richiesta prenotandosi per tempo. Voluto dalla sua prima e per lui più importante casa discografica, la Emi (ex La Voce del Padrone), viene pubblicato nel 1994 l’album “Sergio Bruni – La voce di Napoli”. La
raccolta contiene la riedizione di alcune delle sue interpretazioni più
significative, fra cui “Il mare”, riarrangiata dal M° Vince Tempera
e ricantata per l’occasione e due nuove canzoni con Palomba “Che
miracolo Stammatina” e “Napule doceamara”, eseguita insieme alla
Nuova Compagnia di Canto popolare. Il CD è corredato da un libretto che illustra, anche con l’ausilio di alcune foto significative, la vita e la carriera dell’artista. Nel 1995 “La voce di Napoli” saluta, di fatto il suo pubblico con due memorabili concerti. Il
primo si svolge il 15 agosto nella storica piazza San Domenico Maggiore,
alla presenza del sindaco Antonio Bassolino e di diecimila napoletani in
delirio. Il
secondo, voluto dal comune di Roma, si tiene il 7 dicembre al Teatro
dell’Opera della Capitale. Gianni Borgna, assessore alle politiche culturali del comune di Roma, scrive nella presentazione del concerto: “Sergio Bruni è “La voce di Napoli”. Una definizione che anche Eduardo De Filippo aveva fatto propria nel dedicargli una poesia... L’appellativo, coniato dal popolo, non viene usato soltanto per indicare un presunto primato ma, soprattutto, per indicare il segno distintivo, l’appartenenza ad un’etnia di cui quella voce è espressione. L’arte di Bruni è, insomma, per i napoletani un misterioso codice che li riporta alle origini della loro antica ansia di canto e quindi, in senso più lato, di poesia”. Nel marzo del 2000 Sergio Bruni lascia Napoli e la sua bella villa al corso Vittorio Emanuele, che era stata frequentata per tanti anni da artisti e personaggi di ogni genere, oltre che da comuni ammiratori provenienti da tutto il mondo. Per
motivi di salute e di opportunità si trasferisce a Roma, dove vivono
due delle sue figlie. |